RED DOMES
le cupole di Palermo sono rosse
le cupole di San Giovanni degli Eremiti e di San Cataldo a Palermo, sorte sotto Ruggero II,non sono mai state veramente rosse. Per tutti è sorprendente vedere queste cupole atipiche ma nessun libro o pubblicazione o sito spiega il perché di questo colore. Forse gli stessi siciliani non si sono mai posti questa domanda e pochissimi conoscono la verità. Ed è proprio da li che è iniziata la mia ricerca. Invano ho cercato su vari testi di storia dell’arte, ma nessuno riportava nulla sull’argomento,nemmeno su internet. Poi due cari amici, sollecitati dalla mia curiosità, hanno chiamato una loro amica architetto a Palermo la quale è riuscita a dare una risposta davvero interessante. Per approfondire quanto aveva detto, ho telefonato alla Soprintendenza dei Beni culturali di Palermo dove una frizzante e gentilissima Lina Bellanca, architetto, mi ha illuminato dandomi la spiegazione tanto attesa e segnalandomi inoltre un bellissimo articolo di Rosario La Duca, noto storico appassionato di Palermo, pubblicato su Kalòs Arte in Sicilia. Chiamato la redazione della casa editrice siciliana, ho saputo che il suddetto articolo risaliva all’anno 1991 e poco dopo mi è giunto. Ho appreso così che le cupole normanne in Sicilia venivano coperte con un intonaco impermealizzante, utilizzato anche come rivestimento di cisterne, formato da calce, sabbia e “coccio pesto”, ossia laterizio triturato e ridotto in minuti frammenti, simile alla malta della pozzolana impiegata nelle costruzioni romane. Questo impasto assumeva un colore leggermente rosato, ma ben presto, sotto gli agenti atmosferici, diveniva grigio cinerino.
Sul finire del 1800 si iniziarono i lavori di restauro della chiesa di San Giovanni degli Eremiti, e l’incarico fu affidato all’architetto Giuseppe Patricolo (1834 – 1905) che (adottando tutta “l’antiscientificità” del ripristino dei monumenti ) interpretando il ritrovamento di un avanzo di intonaco da lui valutato “rosso cupo”, fece rivestire con un intonaco rosso vivo (forse grazie anche alla mano “pesante” di un capomastro) le cinque cupole di San Giovanni degli Eremiti e successivamente, per “analogia”, anche quelle degli altri monumenti normanni di Palermo.Quindi solo dal 1882 coloro che visitarono Palermo rimasero incantati e sorpresi da questo esotico colore rosso delle cupole, per altro inesistente nel mondo musulmano, che spiccava sullo sfondo di un cielo azzurro intenso.
Wolfgang Goethe – che in una sua lettera del 1787 all’amica Carlotta von Stein, definiva Palermo e tutta la Sicilia ein unsäglich schönes Land, cioè “una terra indicibilmente bella”- fu purtroppo privato da tale visione.
Mi fa pensare all’odierno colore bianco e celeste di tutte le case di Sidi Bou Said in Tunisia che si deve ad un decreto promulgato dal barone Rodolphe D’Erlanger nel 1915 che per proteggere il villaggio dall’intrusione irreparabile del cattivo gusto, vietava ogni trasgressione allo stile instaurando così una linda e serena omogeneità al borgo.Quindi chi visitò il villaggio prima di quella data, tra cui anche Paul Klee, (nel 1914) non potè coglierne l’attuale piacevole atmosfera delle case bianche con le aperture azzurre.
Oggi per la gioia soprattutto degli operatori turistici, le cupole rosse di Palermo non sono autentiche ma sono uniche al mondo!
Anche la forma delle cupole rosse di Palermo è diversa, e cioè a sesto rialzato o meglio dette a “berretto di eunuco”. Ed è proprio la loro forma unita a questo insolito colore che le rende inconfondibili e indimenticabili e attrae evocando spesso voluttuosi e tipici dolci come le mele candite o come la frutta martorana, o la gelatina di melone, o ancora come le mezze arance candite che guarniscono le irresistibili e solari cassate siciliane.
Angela Trapani,
Milano 2002